[00:00:00] Sono Charlotte Meyer e sono nata in un piccolo paese della campagna svizzera, circondata da colline, prati e silenzi interrotti solo dal suono delle campane o dal vento tra gli alberi. Lì ho vissuto i primi quattro anni, poi con la mia famiglia ci siamo trasferiti a Basilea città, dove ho trascorso l'infanzia e una parte dell'adolescenza. Erano tempi diversi, più semplici. I bambini potevano giocare all'aperto senza troppe preoccupazioni e io passavo le giornate a correre per le strade o nei parchi con gli amici. Giocavamo a nascondino, facevamo gare di corsa, ci arrampicavamo sugli alberi. Nessuno si preoccupava troppo e la città sembrava un grande cortile aperto. La mia passione più grande era la bicicletta. Pedalare mi dava un senso di libertà che ricordo ancora con piacere. Non praticavo molti altri sport se non il nuoto, che però ho sempre amato. In estate ci tuffavamo persino nei fiumi intorno a Basilea e a volte anche nel Reno, cosa che oggi farebbe sorridere, ma allora era normale. Durante una gita di dieci giorni, che mi portò fino a Como, conobbi quello che poi sarebbe diventato mio marito. Fu un incontro semplice ma importante che cambiò il corso della mia vita. A vent'anni mi trasferì a Genova dove poi ho costruito la mia famiglia dove vivo ancora oggi. Con il passare degli anni e una volta cresciuti i figli ho cominciato a sentire più forte la nostalgia dei luoghi della mia infanzia e il desiderio di ritrovare un po' di movimento e di benessere fisico. Così, grazie a mia nuora, mi sono avvicinato allo yoga e alla disability dancing. Entrambe si sono rivelate attività preziose che mi hanno fatto stare meglio e che posso praticare serenamente anche alla mia età. Mi aiutano a stare in contatto con il corpo, a mantenere equilibrio e serenità. E in un certo senso mi fanno ritrovare quella leggerezza che provavo da bambina, quando bastava una bicicletta o una corsa nei prati per sentirmi felice.